Ah, l’Amore!

Scrivi un successo.
Uno solo? In realtà sono molti.

Il Corso di Solo improvvisamente ti porta dall’altra parte dell’E-meter e all’inizio è quasi impensabile di potercela fare. Faccio gli esercizi ed è tutto nuovo, tutto diverso ma altrettanto bello e interessante, pregusto il futuro e non vedo l’ora di andare avanti. Nella seconda parte del corso, in cui
praticamente ci si comincia ad audire da soli seppure su dei binari in parte conosciuti, cominciano ad emergere qua e là delle cose.
Ho sempre notato come l’Auditing ha questo andamento quasi preparatorio, in cui emergono degli episodi inizialmente quasi insignificanti, per poi scoprire che erano l’antipasto di una portata
principale ben più corposa. Almeno per me funziona così.
E dunque qua e là cominciano ad emergere vari accenni a relazioni sentimentali passate che mi hanno portato a una realizzazione molto interessante.
A parte aver rivisto le cose con un’ottica del tutto diversa, ho percepito questa esagerazione nelle reazioni,  nei sentimenti, nell’importanza data all’altra persona, questo senso di drammaticità che francamente ora mi sembra del tutto eccessivo.
Non si tratta di esautorare i sentimenti della loro nobiltà o della loro importanza ma di ricollocarli in un contesto in cui non se ne diventi vittima e per di più una vittima da film del cinema muto. Ho visto quindi i sentimenti, quelli “negativi”, relativi ad attaccamento, possesso e perdita come delle masse. Masse subdole che ci dominano, che ci portiamo dietro da chissà da quanto e che sono erroneamente e profondamente intrecciate col nostro concetto di amore con la “A” maiuscola. Situazioni di dolore che sono restimolate continuamente da letteratura, cinema, articoli… Tutto che ci riporta a rivivere una sofferenza amorosa, con la cieca convinzione che si tratti di qualcosa di giusto, tipo più si soffre e più è meglio.
Sebbene non abbia mai fatto parte di questo “club della sofferenza”, ahimè, non posso negare di aver in qualche modo aderito al luogo comune dello struggimento amoroso. Col senno di poi mi chiedo quale amore sia possibile tra attori bendati che vagano su un palco, diretti da inconsapevoli engram/registi. Cozzano uno contro l’altra come agli autoscontri del luna park e questo sentimento che tanto ricercano e tanto decantano è talmente distorto che io stessa, pur avendolo visto chiaramente, non saprei da dove partire per spiegare una cosa del genere a chi non l’abbia percepito dentro di sé.
Mi sono sentita profondamente liberata da questa idea distorta ma imperante e improvvisamente capace di un sentimento profondo ma più distaccato, equilibrato e, importantissimo, del tutto positivo, scevro da sofferenza e luoghi comuni da fotoromanzo.

È venuta a cadere tanta importanza data ad episodi del passato.
Un senso di pace e di serenità si è diffuso in me e si è aggiunta anche una grande felicità per essere arrivata a tutto questo da sola.
Prima del Corso di Solo una tale realizzazione sarebbe potuta esserci solo tramite una seduta con il mio Auditor (sempre, sempre grazie agli immensi R. e G.) mentre ora inizia una nuova parte di lavoro con me e di me. L’entusiasmo è alle stelle (sperando che il mio C/S P. abbia la stessa pazienza degli auditor!).
Segnalo (ma non so se ciò è dovuto al Corso di Solo) che, da quando sto facendo questa seconda parte, i miei sogni sono più dettagliati, più “reali”, insomma la vita onirica in qualche modo è cambiata e sembra essere in HD.

M.

1 Commento

Archiviato in Casa Minelli, Scientology indipendente, SUCCESSI

Una risposta a “Ah, l’Amore!

  1. roberto viola

    Complimenti per il tuo successo e le notevoli realizzazioni, ne approfitto per fare alcune riflessioni di carattere personale sul tema centrale del tuo post.
    Mi permetto di supporre che l’ amore (inteso come affinità per intenderci) sia stato minato ( o creato ) volutamente da enormi ostacoli, in primis il sesso con le sue infinite boh? come vogliamo chiamarle? mi accontento per ora definirle compulsioni, poi la gelosia, quel sentirsi in diritto di possesso (la cosa mi pareva assurda anche da wog, bravo me) infine la grande sfortuna di amare e non essere corrisposti e direi che questo può bastare a sbarellare qualcuno. Ora come uomo (maschio) vorrei a volte essere (parafrasando una nota pubblicità) “uno che non la deve chiedere mai” ma un momento dopo mi accorgo che anche questo desiderio è in qualche modo indotto e mi spingo ancor più in là osando insinuare che la II Dinamica alla fine, per tutti i danni che può provocare sia una deviazione, uno sviare la nostra vera essenza. Va da sé che “uno su mille ce la fa” ancora parafrasando, e ha la fortuna di trovare l’anelata anima gemella (lo invidio amorevolmente) ma se non la trova che fa? non si realizza aspettando la prossima vita?
    Allora credo che l’assenza dei nefasti effetti di un’ amore irrealizzato sia già un compimento della II Dinamica.
    Concetto rivoluzionario?
    Via ai gavettoni…

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