I Puntini ( e le virgole ) di Diogene

Siete Scientologist Indipendenti ? Welcome in the Jungle…..

Minelli augh!

Sto leggendo un libro tecnico e interessante che argomenta di “punteggiatura”… L’autrice si chiama Lynne Truss e fra le sue brillanti qualifiche ha anche quella di aver venduto alcuni milioni di copie di questo suo libro, titolo originale “Eats, Shoots & Leaves”.
Esce in italiano titolato “Virgole per Caso” e ve ne voglio proporre alcuni stralci assemblati in logica sequenza, per mio sfizio personale e senza alcuna intenzione di offendere chiunque legga o partecipi a questo blog. Sto apprezzando gli sforzi che si fanno qui per tenere alta la qualità della comunicazione: perchè dunque non cominciare a puntualizzare sulla punteggiatura? Oltretutto si possono scoprire dei parallelismi con l’applicazione della Tech… tanto che mi viene da parafrasare il titolo con “Tech per Caso”.

Diogene   

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Brani tratti dal libro “Virgole per caso” di Lynne Truss, Trad. di Annalisa Carena

Edizione Piemme Spa © 2005

………..

La vera educazione è invisibile:  facilita le cose agli altri senza attirare l’attenzione su di sé. Non è un caso che la parola “puntiglioso” (“rispetto della forma o dell’etichetta”) abbia la stessa radice di “punteggiatura”.  La pratica di “punteggiare” ciò che scriviamo è sempre stata motivata da uno spirito di servizio, allo scopo di esaltare il significato e prevenire pericolosi equivoci tra scrittore e lettore.

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Le conseguenze di una punteggiatura sbagliata hanno affascinato menti grandi e piccole, e nell’era delle e-mail scherzose, un popolare esempio è il paragone tra due frasi:

La donna, senza l’uomo, è nulla.  —   La donna:  senza, l’uomo è nulla.

Fa riflettere, non trovate?

…………

Naturalmente le persone discuteranno sempre dei livelli di punteggiatura, accusando i testi di averne troppa o troppo poca.

(…) Ma in genere l’estrema sensibilità del pignolo subisce attacchi da ogni direzione, che generano in lui sensazioni di panico e di isolamento.  Ovunque ti giri, ci sono segni di ignoranza e di indifferenza.

(…)  Mentre osserviamo con orrore un cartello  o un annuncio con la punteggiatura sbagliata, il mondo continua a girare intorno a noi, cieco alle nostre sofferenze. Siamo come il ragazzino del film “Il Sesto Senso”, che riesce a vedere i morti, solo che noi vediamo segni di punteggiatura morti. Lo ripetiamo sussurrando come un bambino terrorizzato: i segni di punteggiatura morti sono invisibili per tutti gli altri – ma noi li vediamo continuamente. Siamo degli incompresi, noi depositari del settimo senso. Siamo considerati degli strani mostri. Quando segnaliamo errori di ortografia, spesso ci viene risposto con tono brusco di non ammorbare la vita, e a dircelo è gente che, curiosamente, sembra non avercela affatto, una vita. In queste difficili condizioni, naturalmente, siamo sempre più restii a rendere note le nostre scoperte. I tempi della caccia alle streghe non sono poi così lontani.

(…)  D’altro canto, so benissimo che è inutile chiedere comprensione per i pignoli. Non siamo tipi che ispirano grande solidarietà. I pignoli non leggono mai un libro senza una matita a portata di mano, per correggere gli errori tipografici. In sostanza, siamo sgradevoli, saccenti maniaci che non hanno il senso delle proporzioni e rischiano costantemente di essere ripudiati dalle famiglie esasperate.

……….

Cos’è capitato alla punteggiatura?  Come mai è tanto trascurata, pur essendo a tutta evidenza così utile per evitare enormi confusioni?  La colpa è ovviamente delle recenti pratiche d’insegnamento. Possiamo prendercela con i pedagoghi.  Fino al 1960 nelle scuole l’apprendimento della punteggiatura era una cosa normale.  Nel 1937 un bambino poteva sentirsi chiedere all’esame di inserire la punteggiatura nel seguente brano misterioso: “Carlo I° camminava e parlava mezz’ora dopo la decapitazione”  (risposta: “Carlo I° camminava e parlava.  Mezz’ora dopo, la decapitazione”).

(…)  Ripensando agli anni bui in cui gli insegnanti erano convinti che grammatica e ortografia impedissero ai ragazzi di esprimersi, probabilmente non avrebbero potuto scegliere un momento peggiore per la loro inerzia grammaticale.  Negli anni Settanta nessun pedagogista avrebbe mai immaginato l’esplosione universale di comunicazione scritta provocata dal personal computer, da Internet e dalla tastiera del cellulare.  E invece guardate un po’ cos’è successo: sono tutti scrittori! Chiunque può inviare ad Amazon una recensione cinematografica da far rizzare i capelli!

(…)  Non è deprimente?  Persone prive di qualunque nozione sulla propria lingua passano tutto il loro tempo libero (contrariamente alle previsioni degli insegnanti) tentando di mettere insieme delle frasi per edificare gli altri.   E non esiste editing su Internet!  Nel mondo degli SMS, l’ignoranza della grammatica e della punteggiatura non compromette ovviamente la capacità di trasmettere messaggi come “C U later” (si legge come See You Later). Ma se si prova a scrivere qualcosa di più lungo…

………

Vale la pena di battersi per la punteggiatura non perché è un sistema arbitrario noto solo a un’élite ipersensibile che va in depressione quando lo vede applicare in modo sbagliato. Il motivo per sostenere la punteggiatura è che senza di essa non esiste un modo affidabile di comunicare un certo significato.  La punteggiatura tiene insieme alcune parole e ne separa altre. La punteggiatura vi indica come leggere, proprio come la notazione musicale indica a un musicista come suonare.

……..

Dal dottor Johnson in poi, tutti i linguisti hanno riconosciuto che è un errore “imbalsamare” una lingua. E’ naturale che debba cambiare e adattarsi ai più recenti linguaggi e sistemi.  I segni di interpunzione non sono altro che norme tipografiche evolutesi nel tempo, di solito allo scopo di eliminare un po’ di fronzoli dalla lingua scritta. E’ utile ricordare, tuttavia – mentre lottiamo per conservare un sistema minacciato – che un lettore di due secoli fa sarebbe scioccato dalla punteggiatura attuale, che a noi sembra così perfetta ed elegante.

(…)   Oggi, ad esempio,  la convenzione di iniziare un nuovo periodo con la maiuscola è così radicata che il programma di scrittura del computer non ti permette di battere un punto e poi una lettera minuscola;  la maiuscolizza automaticamente.  Questa, naturalmente, è una brutta notizia per personaggi come e.e. cummings, ma una buona notizia per tutti quelli che hanno assistito all’avanzata inesorabile delle minuscole in titoli di libri, scritte televisive, nomi di aziende e (logicamente) nel mondo di Internet – che non fa distinzione fra maiuscole e minuscole – e passano le notti in bianco preoccupandosi della confusione che si va diffondendo nella mente dei giovani.

……….

Ciò  che vorrei risultasse chiaro è che si può utilmente combinare un approccio descrittivo e uno prescrittivo a quello che sta accadendo in questo particolare ambito della lingua.  Il linguista descrittivo tendenzialmente osserva il cambiamento del linguaggio, ne prende nota, lo analizza, e riesce a non svegliarsi urlando tutte le notti. (…)  All’estremità opposta dello spettro, i grammatici rigidamente prescrittivi sostengono che, dal momento che nel 1943 hanno imparato a scuola che non si comincia mai una frase con “E” o con “Ma”, il mondo moderno è ottenebrato dall’ignoranza e dalla pazzia, e gran parte della letteratura moderna andrebbe bruciata.

Io vorrei che ci collocassimo in un punto intermedio fra queste posizioni:  saldi, perché capiamo i vantaggi di essere saldi;  flessibili, perché capiamo la necessità razionale e storica di essere flessibili.  G.V. Carey afferma che la punteggiatura è retta da “due terzi di regole e un terzo di gusto personale”.  La mia posizione è semplice: in alcune questioni ci sono soltanto ragioni e torti; in altre, bisogna lasciar parlare il buon senso.

(…)  C’è solo un’ultima cosa che ci trattiene, dunque:  che ogni uomo è pignolo a modo suo.  E anche se sono decisamente favorevole alla creazione di un “esercito di vigilantes” della punteggiatura bene informati, prevedo che ci saranno dei problemi a far remare tutti nella stessa direzione. (…)

Come scrisse Evelyn Waugh: “Tutti hanno sempre considerato ogni usanza, tranne la propria, o barbara o pedante”.  Oppure, come osserva con meno delicatezza Kingsley Amis nel suo The King’s English (1997), il mondo della grammatica si divide fra “imbecilli  e segaioli” – dove gli imbecilli sono coloro che trascurano vergognosamente la lingua, e i segaioli coloro che sono (secondo noi) insopportabilmente precisini.  In mano agli imbecilli, la lingua “morirebbe per adulterazione, come il latino tardo”.  In mano ai segaioli, morirebbe di purezza, “come il latino medievale”.

La comprensione non può esimersi dal connubio di razionalità e solidarietà.

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41 commenti

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41 risposte a “I Puntini ( e le virgole ) di Diogene

  1. Butterfly of Belen

    Questi stralci sono collirio di fiordaliso per i miei occhi e balsamo al miele per la mia anima. Grazie Diogene per aver portato una ventata di SANA pignoleria linguistica. La punteggiatura, povera Cenerentola, è parte fondamentale della grammatica, dà il ritmo e l’armonia alla comunicazione che, in sua assenza o alterazione, risulterebbe talvolta incomprensibile oltre che monotona. Non tutti possiamo essere dei novelli Manzoni, ma neanche siamo dei novelli E. E. Cummings (maiuscole volute), tuttavia un piccolo sforzo, nell’epoca dei post e dei “messaggini”, renderebbe intelligibili concetti che nascono semplici e nel percorso dalla mente alla penna o alla tastiera, si trasformano in veri e propri misteri alla Bartezzaghi.
    Avrei tante cose da dire a riguardo…
    Naturalmente, anche da parte mia, senza offesa per nessuno (precisazione ovvia ma non scontata), soprattutto considerato che molti chilometri mi separano dall’accademia della Crusca ahimè!

  2. Candido

    Ma che scherziamo?? Abbiamo sempre avuto fulgidi esempi di linguisti esperti nell’uso della punteggiatura. Primo fra tutti Totò!

    • Butterfly of Belen

      Ah ah ah! Candido, finalmente ho capito a chi si ispira “Colui che tutto puote” (cit. Trattatello in laude di Dante di Giovanni Boccaccio)

  3. maurizio

    Favoloso Diogene!
    Bellissimo esempio di espressione creativa su di un soggetto(apparentemente) alquanto arido.
    Mi trovi perfettamente d’accordo questa volta(scommetto che non sei sorpreso).
    Vorrei permettermi di fare una appendice tecnica a quello che tu hai così bene espresso artisticamente.
    La punteggiatura è parte della grammatica, sino a qui tutti d’accordo…o forse no. ‘Grammatica’ è una parola che ha più di un significato(e qui sono i disaccordi). La definizione che io uso qui è: gli accordi esistenti fra gli utilizzatori di un linguaggio.
    L’origine della parola ci sembra mostrare una destinazione più specifica, ma come detto questa è una parola che ha più di un significato: Greco, grammatikè teknè(tecnica grammatica) da gramma(segno), questo diventò in Latino ‘ars grammatica’ ( a voi le considerazioni sulla duplice anima artistica e tecnica della parola)
    Bene, la punteggiatura quindi rappresenta per mezzo di simboli una serie di accordi, scopo di questi accordi è ovviamente la comprensione, o il facilitarla se volete. ARC=U(understanding COMPRENSIONE)
    Da questo fatto è possibile estrapolare tutte le considerazioni di cosa costituisca uso appropriato della punteggiatura, possibilità creative o gusto personale e pratiche sconsigliabili ed “ERRORI e ORRORI”.
    Ai cari punteggia-critici vorrei ricordare la famosa conferenza dello student hat riguardo alla rigidità della terminologia al livello di comprensione medio basso di un soggetto. E se qualcuno qui vuol accusarmi di accusare i “grammatici” di mediocrità e ignoranza, faccia pure…non me la prendo neanche un po.
    (il) diavolo nel dettaglio

    • Butterfly of Belen

      Quindi gentile Maurizio, hai aggiunto qualcosa al post di Diogene e al mio commento (che galantemente hai saltato a pie’ pari forse a causa del nick “eterodosso”)? Con rispetto da una farfallina

      • maurizio

        farfallina ma che dici, io saltare a pie’ pari il tuo commento?
        lungi da me l’ignorarti o l’ignorare i tuoi commenti.
        non avevo nient’altro da dire, o meglio, cerco di non farmi prendere troppo la mano altrimenti passo troppo tempo a scrivere commenti.
        con il massimo di rispetto per tutte le farfalline.

  4. maurizio

    propongo il titolo “Ode alla virgola” oppure “Eulogio dei simboli minori” o “Apologia di punti e virgole” oppure…..

  5. Paolo F.

    Quindi dovremmo essere una via di mezzo fra “imbecilli” e “segaioli”? Speriamo di non riassumere le migliori virtù di entrambi!

  6. Paolo F.

    L’uso, o meglio il disuso della punteggiatura, in molti casi, non è la causa di una confusione descrittiva, ma l’effetto di una confusione mentale. Non voglio dire “sempre”, perché a volte è solo una carenza formativa o un intento carente per ciò che concerne duplicazione comprensione al punto ricevente. Ma allora non sono solo le parole malcomprese che generano una malcomprensione, ma anche la punteggiatura maldisposta. Bisognerebbe scrivere un nuovo (H)COB!

  7. Geniale Paolo!
    Quella “H” tra parentesi seguita dall’ambiguo acronimo “COB” la dice lunga su comprensioni e paternità!
    Da un ossequioso (ma non più di tanto) sostenitore dell’Accademia della Crusca

  8. i puntini di Diogene...

    Grazie agli ottimi commentatori e a tutti i lettori che non hanno ritenuto questo post fuori luogo… Chi comprende, apprende… E so che questo blog, pur nei suoi limiti, si prefigge di ampliare e non di restringere gli orizzonti della conoscenza…
    Con la Farfalla mi complimento per la grazia del suo eloquio… Maurizio mi ha letteralmente sbigottito per l’uso appropriato delle maiuscole… All’arguto Paolo vorrei indicare la terza via, quella della “perfettibilità”, ben sapendo che lui sa che la perfezione è possibile soltanto se compartecipata; in scientologese dovremmo scomodare le otto dinamiche, ma anche un bel saggio sulla “perfezione” in ambito filosofico sarebbe un viaggio proficuo…
    A Guido ho già inviato una penna d’oca da usare per solleticar l’artista…
    Agli altri… buena vista!

  9. Tony Pacati

    Complimenti per la competenza e serenità con la quale viene affrontato un argomento per me così ostico.
    Io, dopo aver letto il post, mi sono ritrovato proiettato indietro di 40 anni, sui banchi della seconda ITIS, con il mio foglio protocollo da 15 lire, fresco di compito in classe, scritto con l’impeto della mia adolescenza.
    Avevo l’idea che quello che contava erano solo i contenuti, e che su quelli andava espresso il giudizio e quindi il voto. La grammatica e principalmente la punteggiatura erano un optional che mi avrebbero più distratto dal discorso che aiutato.
    Dopo una settimana i compiti ci venivano restituiti; in attesa del mio, buttavo un occhio a quelli dei miei compagni, grondanti inchiostro rosso da sfregi che abolivano intere righe o cerchi che spostavano frasi da una pagina all’altra.
    Il mio no; tornava candido quasi come lo avevo consegnato, salvo l’apparire di una galassia di puntini, doppi puntini, virgole e punti e virgola, con qualche maiuscola a fare da satellite, il tutto inesorabilmente rosso. Sembrava che il mio compito si fosse preso il morbillo!
    Infondo il solito 5 e mezzo, accompagnato dal monotono e lapidario commento: “le idee ci sono, manca tutta la punteggiatura”.
    Questo lo vedevo anch’io, ma, non avendomi mai spiegato nessuno come usarla, nel compito successivo era ancora la stessa storia.
    C’ha provato mia figlia a darmi una lezione di grammatica che riteneva alla mia portata. Una volta mi ha spiegato che se qualcuno provava a leggere ad alta voce qualcosa scritto da me, prima di arrivare a metà pagina sarebbe morto asfissiato, perchè non gli avevo concesso neanche una virgola per riprendere fiato.
    Così ho capito! Ho capito che le virgole servono a respirare!
    E i punti?….Servono a sospirare?……A sbadigliare?….o ad accendersi una sigaretta?
    Così oggi, vicino ai 60, mi ritrovo afflitto da “ansia da punteggiatura”.
    Come avrete notato, dopo essere stato tormentato da anni di critiche delle mie 2 donne, non me la faccio più mancare e la distribuisco con una certa equità un po’ qua e un po’ la, affidandomi più ad un senso estetico che grammaticale.
    Al mio paese, quando uno si permetteva di intercalare una parola ricercata nel mezzo del discorso, veniva subito rimesso in riga da un brusco ” e parla come mangi!”.
    Io, da quando mi sono permesso di scrivere qualcosa su questo blog, ho fatto mio lo stesso principio e “scrivo come mangio”, approfittando della buona educazione di chi legge di non venirmi a girare il dito nella piaga, restimolandomi la mia catena dei 5 e mezzo.

    Ringrazio Diogene per l’istruttivo post e gli chiedo scusa per i mal di pancia che gli avrò procurato ogni volta che mi ha letto.

    Ringrazio G.V. Carey che afferma che la punteggiatura è retta da “due terzi di regole e un terzo di gusto personale”, che in questo modo, in due righe, mi ha condonato un terzo dei miei errori, che posso nascondere dietro a “gusto personale”. Lo avessero conosciuto le mie professoresse di italiano (tutte donne), forse il 6 me lo avrebbero allungato.

    un saluto a tutti
    Tony Pacati
    apprendista punteggiatore

    • Butterfly of Belen

      Mi rifiuto categoricamente di pensare che la tua sia falsa modestia, deduco quindi che in famiglia vi cibate di vivande sopraffine.

      • Tony Pacati

        Ciao Belen, quello che ho scritto è tutto vero, soprattutto per la storia dei cinque e mezzo che, figurati, ho dovuto persino maneggiarmi in session, alla voce “invalidazioni”.
        E’ vero anche che dalle parti dove sono cresciuto si mangiava divinamente!

    • Morale: I punti e le virgole non sono petali di rose da spargere a casaccio 🙂

  10. Candido

    Tony, dovevi rimanere coerente con te stesso. Dovevi pubblicare il tuo post senza punteggiatura ed invitare i lettori a metterla loro a piacere. Carey poteva spingersi ancora più in là. Poteva dire che un terzo dipende dalle regole, un terzo dal gusto personale di chi scrive e un terzo dal gusto personale di chi legge! Tu eri avanti cento anni ma non ne eri consapevole, né lo erano le tue professoresse di italiano. Ahahah!

    • Tony Pacati

      Ciao Candido,
      me lo sentivo sin da piccolo di essere fuori tempo…e anche fuori luogo… e anche, magari un po’ fuori di zucca.
      Ma ad essere avanti di cent’anni non ci avevo mai pensato!
      Messo così è molto gratificante…e si riabilitano un sacco di cose.
      Grazie.

      (avete nontato i 3 puntini 3. Imparo in fretta io!)

  11. Direttamente dall’Accademia della Crusca:

    La punteggiatura

    «Mentre l’inventario dei grafemi e le regole della loro combinazione è stato abbastanza stabile nel corso dei secoli, lo stesso non si può assolutamente dire per la punteggiatura» (Maraschio 1995), ma, al di là dei cambiamenti storici, ora interessa segnalare alcuni tratti dell’uso e delle norme attuali, ricordando peraltro che la punteggiatura riguarda esclusivamente l’organizzazione sintattica del testo scritto.

    Il punto (anticamente punto fermo, maggiore, stabile, finale o periodo) si usa per indicare una pausa forte che segnali un cambio di argomento o l’aggiunta di informazioni di altro tipo sullo stesso argomento. Si mette in fine di frase o periodo e, se indica uno stacco netto con la frase successiva, dopo il punto si va a capo. Il punto è impiegato anche alla fine delle abbreviazioni (ing., dott.) ed eventualmente al centro di parole contratte (f.lli, gent.mo), ricordando che in una frase che si concluda con una parola abbreviata non si ripete il punto (presero carte, giornali, lettere ecc. Non presero i libri).

    «Non è raro, nello scrivere moderno, l’uso del punto fermo dove una volta si sarebbero messi i due punti o anche il punto e virgola. Su ciò non possono darsi regole fisse: il prudente arbitrio dello scrittore giudicherà in ogni caso quel che convenga meglio» (Malagoli 1905: 133).

    La virgola (detta nel passato anche piccola verga) indica una pausa breve ed è il segno più versatile, «può infatti agire all’interno della proposizione, ma può anche travalicarne i confini e diventare elemento di organizzazione del periodo nella sua funzione di cesura fra le diverse proposizioni» (Biffi 2002).
    -Si usa, o almeno si può usare, la virgola: negli elenchi di nomi o aggettivi, negli incisi (si può omettere, ma se si decide di usarla va sia prima sia dopo l’inciso); dopo un’apposizione o un vocativo e anche prima di quest’ultimo se non è in apertura di frase (Roma, la capitale d’Italia. Non correre, Marco, che cadi). Nel periodo si usa per segnalare frasi coordinate per asindeto (senza congiunzione, es: studiavo poco, non seguivo le lezioni, stavo sempre a spasso, insomma ero davvero svogliato), per separare dalla principale frasi coordinate introdotte da anzi, ma, però, tuttavia e diverse subordinate (relative esplicative, temporali, concessive, ipotetiche, non le completive e le interrogative indirette). Le frasi relative cambiano valore (e senso) a seconda che siano separate o meno con una virgola dalla reggente: gli uomini che credevano in lui lo seguirono cioè ‘lo seguirono solo quelli che credevano in lui’ è una relativa limitativa; gli uomini, che credevano in lui, lo seguirono, ovvero ‘lo seguirono tutti gli uomini perché credevano in lui’, è una relativa esplicativa.
    – La virgola non si mette: tra soggetto e verbo (se altre parole si frappongono tra questi due elementi occorre prestare più attenzione); tra verbo e complemento oggetto; tra il verbo essere e l’aggettivo o il nome che lo accompagni nel predicato nominale; tra un nome e il suo aggettivo.

    Il punto e virgola (punto acuto, punto coma) segnala una pausa intermedia tra il punto e la virgola e il suo uso spesso dipende da una scelta stilistica personale. Si adopera soprattutto fra proposizioni coordinate complesse e fra enumerazioni complesse e serve a indicare un’interruzione sul piano formale ma non sul piano dei contenuti («il capo gli si intorbidò di stanchezza, di sonno; e rimise la decisione all’indomani mattina», A. Fogazzaro, Piccolo mondo moderno).

    I due punti (punto addoppiato, doppio, piccolo) avvertono che ciò che segue chiarisce, dimostra o illustra quanto è stato detto prima. Serianni 1989: I 222 riconosce quattro funzioni dei due punti che sembra utile riprendere: sintattico-argomentativa (si introduce la conseguenza logica o l’effetto di un fatto già illustrato); sintattico-descrittiva (si esplicitano i rapporti di un insieme); appositiva (si presenta una frase con valore di apposizione rispetto alla precedente); segmentatrice (si introduce un discorso diretto in combinazione con virgolette e trattini). I due punti introducono anche un discorso diretto (prima di virgolette o lineetta) o un elenco.

    Il punto interrogativo (punto domandativo, «che con linea sopra capo… ma tortuosa, si segna», A.M. Salvini, Prose toscane, 1735), si usa alla fine delle interrogative dirette, segnala pausa lunga e l’andamento intonativo ascendente della frase.
    Il punto esclamativo (affettuoso, patetico, degli affetti, ammirativo) è impiegato dopo le interiezioni e alla fine di frasi che esprimono stupore, meraviglia o sorpresa; segnala una pausa lunga e l’andamento discendente della frase.
    -I punti esclamativo e interrogativo possono essere usati insieme, soprattutto in testi costruiti su un registro brillante, nei fumetti o nella pubblicità.

    I puntini di sospensione si usano sempre nel numero di tre, per indicare la sospensione del discorso, quindi una pausa più lunga del punto. In filologia, i puntini, posti fra parentesi quadre, servono a segnalare l’omissione di lettere, parole o frasi di un testo riportato (Malagoli 1912 scriveva: «se indicano un’omissione di lettere in una parola, sono tanti i puntini quante le lettere che mancano»).

    Il trattino può essere di due tipi: lungo si usa al posto delle virgolette dopo i due punti per introdurre un discorso diretto o, in alternativa a virgole e parentesi tonde, si può usare in un inciso; breve serve invece a segnalare un legame tra parole o parti di parole e compare infatti per segnalare che una parola si spezza per andare a capo, per una relazione tra due termini (il legame A-B), per unire una coppia di aggettivi (un trattato politico-commerciale), di sostantivi (la legge-truffa), di nomi propri (l’asse Roma-Berlino), con prefissi o prefissoidi, se sono composti occasionali (per cui il fronte anti-globalizzazione ma l’antifascismo) e infine in parole composte (moto-raduno, socio-linguistica) in cui tendono a prevalere, però, le grafie unite.

    La sbarretta serve a indicare l’alternativa tra due possibilità (scelga il mare e/o la montagna) e nelle date è usata al posto del trattino.

    L’asterisco si usa per un’omissione (nel numero di tre consecutivi: non voglio parlare di quel ***) o in linguistica per segnalare che la parola o la frase non è grammaticalmente corretta o è una forma ricostruita teoricamente ma non attestata.

    Le virgolette possono essere alte (” “), basse o sergenti (« »), semplici o apici (‘ ’). Alte e basse si usano indifferentemente per circoscrivere un discorso diretto o per le citazioni. Possono anche essere usate per prendere le distanze dalle parole che si stanno usando (e nel parlato si dice infatti «tra virgolette»). Possono essere sostituite spesso con il corsivo, che si usa per parole straniere o dialettali usate in un testo italiano e in citazioni brevi. Le virgolette semplici si adoperano più raramente soprattutto per indicare il significato di una parola o di una frase. In generale, sulla stampa la scelta delle virgolette è fortemente determinata dalle singole regole editoriali.

    Le parentesi tonde si usano per gli incisi, in concorrenza con virgole e trattino lungo. Le parentesi quadre servono, ma assai raramente, per segnalare un inciso dentro un altro inciso composto con tonde (quindi al contrario di quanto avviene in matematica le parentesi quadre sono dentro le tonde) oppure racchiudono tre puntini di sospensione per segnalare, come già detto, un’omissione.

    Infine, una raccomandazione sull’incontro tra diversi segni di punteggiatura: eventuali punti esclamativi o interrogativi vanno posti prima del segno di chiusura di parentesi, virgolette o trattino lungo (Con te non parlerò mai più! – urlò fuggendo per le scale), gli altri segni vanno posti dopo la parentesi chiusa: non vi parlerò a vuoto (se avrete la grazia di ascoltarmi), ma vi porterò prove tangibili della mia innocenza. Per le virgolette e il trattino la posizione degli altri segni interpuntivi è meno rigida e può dipendere ancora una volta da singole scelte editoriali. Sul valore di una punteggiatura ben scelta si può concludere citando G. Leopardi, che scriveva nel 1820 a Pietro Giordani: “Io per me, sapendo che la chiarezza è il primo debito dello scrittore, non ho mai lodata l’avarizia de’ segni, e vedo che spesse volte una sola virgola ben messa, dà luce a tutt’un periodo. Oltre che il tedio e la stanchezza del povero lettore che si sfiata a ogni pagina, quando anche non penasse a capire, nuoce ai più begli effetti di qualunque scrittura”.

    • Tony Pacati

      ciao Simon,
      ho fatto un copia ed incolla ed ho archiviato tra le cose preziose da tenere a portata di clik.
      Grazie.
      Perchè a scuola queste cose cercano di insegnarcele in 3 anni, facendoci smarrire il senso dell’importanza del dato, quando basterebbero 3 ore, per poi passare il resto del tempo ad applicare, con esercizio e ancora esercizio?
      L’ha spiegato Ron ad un gruppo di giovani apprendisti scrittori: se volete diventare scrittori, seplicemente scrivete, poi scrivete ed ancora scrivete, poi riscrivete ed infine tornate a scrive; ed alla fine sare scrittori.
      L’hanno guardato come se fosse matto!

    • maurizio

      sarebbe bello se si postasse quello che si può leggere e comprendere, e che magari serve a qualcosa. avrò almeno 30 misunderstood li dentro, e dovrei chiarirmele per poi scoprire che è l’opinione di un idiota?
      meglio farsene una con la mano destra… hahaha!

      • i puntini di Diogene...

        Maurizio… Non è così che si raddrizzano le virgole…
        Attenzione anche ai misunderwear, amico…
        (Tratto dalle esperienze di Diogene, il cinico burlone)

      • Come ti permetti di dare del’Idiota all’Accademia della Crusca? Mica son segaioli LORO!!

        • maurizio

          Asimon, signori si nasce, ed io lo nacqui!
          se avessi letto il mio commento vedresti che la giuria non ha emesso il verdetto, l’ha solo ipotizzato, e comunque non è possibile dare dell’idiota all’accademia della crusca, solo si può dare dell’idiota a un singolo rappresentante di essa.
          comunque se deve essere fatto…io non mi tiro indietro.
          se tu avessi letto quello che hai postato, almeno quel poco che ho letto io, vedresti che forse “imbecilli”(idioti) no… ma segaioli!
          sveglia frate indovino, se avessero avuto qualche interesse nella sostanza delle cose piuttosto che nell’apparenza dell’involucro esterno, si sarebbero chiamati “L’accademia del grano” o della “farina” invece mi pare che abbiano ben rappresentato nel nome il terminale(tanto per introdurre scn anche qui)…ipse dixit.
          in aggiunta…non era questo il blog dove si riunivano quelli che non erano disposti a comprare a scatola chiusa, nonostante fosse arrigoni?
          se a qualcuno interessa da qualche parte c’è un trattato sul raggiungimento del nirvana per mezzo della masturbazione, di un genuino sessuologo l’aureato, (ce ne sono anche per sodomia passiva…sempre che interessi)

      • Butterfly of Belen

        Mi piacerebbe risponderti con un concetto sull’idiota, ma, non fidandomi troppo del mio eloquio (Diogene dixit), temo di essere fraintesa e risultare blasfema.
        Visto però che non hai intenzione di chiarirti le almeno 30 misunderstood, vorrei darti un piccolo consiglio, complici l’orario tardo e il tuo senso dell’umorismo: non avendo da maneggiare dizionari e demo kit prova a fartene una con entrambe le mani, dos è meglio che uan, no?

  12. Butterfly of Belen

    Diogene birichino! Hai schiacciato un bel bottone… mi sto divertendo asssssaaai

  13. Butterfly of Belen

    Chiedo scusa a Bolivar, la replica era per Diogene; spero la legga

  14. i puntini di Diogene...

    … sono commosso… me ne compiaccio…
    Siete tutti meritevoli di lodi altisonanti…

  15. Spartacus

    Un po’ (con l’apostrofo) di puntini sulla “i”. Cualche consilio per skrivere melio.

    Certamente, nella comunicazione, scritta è, importante, mettere, le virgole, al loro, posto. Sempre,

    Anche non metterla quando ci vuole è sbagliato poiché lo scopo della virgola è quello di creare una pausa nel discorso e per far sì che uno non debba leggere tutto d’un fiato più o meno allo stesso modo della lingua parlata con la quale il tutto assume il suo corretto significato ma cosa piuttosto importante è che non va bene scrivere frasi troppo lunghe. Quindi, periodi brevi. Dire quanto basta. Nulla di più. Non così brevi però.

    Ogni frase finisce sempre con un punto

    I puntini di sospensione……….. sono sempre… soltanto tre punto
    E soprattutto, una frase deve avere un senso e finire da qualche parte perché

    Dopo il punto, la prima lettera va scritta in maiuscolo, dopo uno spazio.quale lettera?

    NON È FINE SCRIVERE TUTTO IN MAIUSCOLO. Per mettere in evidenza qualche parola si può usare il corsivo o al limite, le virgolette: “Se la punteggiatura è importante, non bisgna dimnticre che è ancr pi imprtnte farsi capire.” Per cui, occhio all’orto-graffia ma anche alla gramattica, altrimenti perché andassimo a squola?

    Forse, il “punto e virgola” è il segno grafico meno compreso; chissà a che serve?????????
    Perché c’è gente che fa domande con tutti questi punti interrogativi?????????
    Se la domanda è intelligente ne basta soltanto uno!!!!!!!!!!!!!
    Ne basta solo uno? Certo, come i punti esclamativi!

    Osservare però anchegli spazi corretti, distanziando a dovere levarie parole.

    Mai mettere troppi incisi in una frase (per esempio per spiegare qualcosa), poiché interrompono il filo del discorso (quello che chi scrive vuole comunicare) e rischiano di confondere il lettore (colui che legge e che vorrebbe capire senza diventare matto), allontanandolo dalla realtà.

    “Val più la pratica che la grammatica?” Mah!… (?;”:”.,’)

    Arc

    • i puntini di Diogene...

      Spassosissimo, Spa…
      Tema del prossimo articolo: l’anacoluto.
      Non saranno giustificate le assenze per mal di pancia…

      • Tony Pacati

        DIOGENE! Perdio, ma badi a come parla!
        Anacoluto ci sarà Lei!…che io, con l’anatra e il cornuto, non ci ho mai avuto niente accheffare!

        a parte gli scherzi, “anacoluto” sono andato a vedermelo su wikipedia, e li il gioco si farebbe pesante, roba da professionisti!
        Io, nel caso, da buon dilettante, getterei la spugna da subito, ritirandomi ad osservare quelli “veri” che fanno sul serio.

  16. Tony Pacati

    Lo dico o non lo dico?
    Massì lo dico!
    Ma che piacere questo cazzeggiar forbito, per una volta, senza parlare di scn!
    Grazie ai Minelli per lo spazio “elastico” che ci concedono.

  17. Kociss

    A proposito di punteggiatura e di sintassi quell’ignorantone di Griff scrive come un bulgaro da due giorni in Italia. Però è da capire, lui ai tempi della scuola si faceva le pere…

    • Kociss, dovresti davvero conoscerlo il conte, e’ più intelligente di come sembra attraverso le sue scritture…. Diciamo che scrive con il cuore …. E poi, anche se fosse, direi che dalla Frutta ad ora, e’ sicuramente migliorato parecchio. Lunga vita agli Auditor’s ! ( conte compreso )

      • maurizio

        conosco una cuoca che fa dei tortellini da sbrodolo.
        ogni tanto si mette a parlare di politica…viene voglia di darla in pasto ai cannibali di Java. però poi pensi ai tortellini e la sopporti.
        così è anche per i vari Cassano e Balotelli del mondo.
        Lunga vita agli auditor! (nessuno escluso)

  18. i puntini di Diogene...

    Take it easy… Facciamo una pausa, ok?
    Il disco lo metto su io…

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